Prima di avventurarci nel consueto appuntamento settimanale di valenza tecnico-tattica che interessa la Paganese, non credete che sia il caso di interrogarci sulla piega che ha preso il campionato che vede la squadra azzurrostellata al primo posto anche se in condominio con il Fasano?
Scusate, ma in quanti, alla vigilia del campionato, avremmo scommesso una cifra sulle possibilità della squadra di arrivare in vetta alla classifica? Onestamente, crediamo, non molti, dopo una specie di rivoluzione copernicana che aveva visto partire i pezzi migliori per altri lidi. Intendiamoci, il programma enunciato, in vista del campionato, parlava di allestimento di squadra giovane con elementi di valore, prelevati da società sempre in linea con una politica giovanile. Insomma, con il duo Bocchetti-Novelli, rispettivamente nelle vesti di direttore sportivo e di allenatore, bisognava approntare una squadra che rispettasse le aspettative della società miranti a migliorare la posizione dello scorso campionato in vista soprattutto del centenario previsto per il 2026. E fin qui ci siamo. La squadra, completamente nuova, con l’eccezione di Mancino, ha mantenuto talmente fede al programma enunciato da arrivare addirittura al primo posto oggi che mancano soltanto tre gare alla fine del girone di andata. Adesso, però, con la conquista del primato, per la squadra comincia il periodo più delicato e intenso. Finché si è trattato di fare bella figura e di fare un buon campionato, tutti hanno riconosciuto il lavoro fatto dai tecnici. Un riconoscimento unanime per gli uomini che hanno prima ideato e poi plasmato una compagine giovane che ha superato ogni più rosea aspettativa non solo per quello che riguarda il gioco espresso ma anche per i risultati ottenuti. Adesso però siamo a una crocevia importante e bisognerà fare di tutto per non sbagliare bersaglio.
Detto quello che doverosamente andava espresso, infatti ci chiediamo; perché non insistere, perché non battere il ferro finché è caldo? In proposito, le scuole di pensiero sono due. C’è chi preferirebbe non stravolgere l’attuale composizione della squadra per sperare di migliorare ancora il rendimento complessivo: c’è invece chi vorrebbe innestare sull’attuale inquadratura un paio di elementi in grado di dare maggiore peso alla squadra in zona gol. La seconda ipotesi è quella che gode di maggiore popolarità forse perché prevale la teoria del ballo: se siamo in ballo, crediamo tutti che sia il caso di ballare. I propositi della vigilia, vale a dire la disputa di un campionato onorevole, non bastano più perché, ovviamente, si deve guardare alla classifica e se prima ci si poteva accontentare di sciorinare buone partite, adesso si tratta di conservare e possibilmente allungare il passo per il primato. Logico quindi anche che ogni partita venga analizzata compiutamente, non più con il senso goliardico e di benevolenza verso qualche mancanza di origine tecnico-tattica. Con un possibile traguardo a portata di mano vengono così a galla quelle pecche accusate dalla squadra in zona gol, nonostante la gran mole di lavoro che spesso è però fine a se stesso. Ma riusciranno i nostri eroi a trovare quella penetrabilità offensiva che caratterizza chi ha il fiuto del gol? In proposito voglio ricordare quello che mi disse un giorno l’indimenticato Angelo Mammì: “Il fiuto del gol – mi disse – o ce l’hai o non ce l’hai. Non si può descrivere con le parole, è una dote naturale. Quello che è certo è che non c’entra la categoria. Chi segna tra i dilettanti ed ha il fiuto sotto rete, segnerà anche in categoria superiore. Di meno, certo perché le occasioni saranno di meno, ma segnerà sempre”. Forse è proprio così.
(foto Paganese calcio)
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